Approfondimenti

L'intelligenza artificiale e il futuro del lavoro

Intervista a Francesco Pungitore: navigare tra rivoluzioni tecnologiche, opportunità di formazione e sfide occupazionali dei giovani nell'era dell'IA

“Non resistere, ma trarre opportunità”. Di fronte alle rivoluzioni tecnologiche che investono direttamente la società e il mondo del lavoro, c’è chi propone un adattamento positivo al cambiamento. È quanto sostiene, in particolare, Francesco Pungitore. Giornalista, scrittore e docente di Filosofia, il professore Pungitore è l’autore del libro “Metafisica dell'intelligenza artificiale”, presentato al recente Salone del Libro di Torino su invito della redazione de “Ilmiolibro.it” (Gruppo editriale Gedi-L’Espresso).

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Lo abbiamo intervistato in occasione di un incontro culturale che si è tenuto, nei giorni scorsi, a Bologna, nel quale ha relazionato sul tema “Intelligenza artificiale e futuro del lavoro”.

Professore, nel suo libro lei parla molto dell'intelligenza artificiale. Da un punto di vista più generale, come vede le rivoluzioni tecnologiche che stanno cambiando il mondo del lavoro?
“È innegabile che stiamo vivendo una trasformazione profonda. Dal mondo dell'auto elettrica all'intelligenza artificiale, il cambiamento è in atto e influisce sul lavoro. Di fronte a queste rivoluzioni tecnologiche, è fondamentale aggiornare costantemente le competenze dei lavoratori per non solo resistere a queste sconvolgenti innovazioni, ma anche trarne opportunità”.

Con il Pnrr, è previsto un investimento di circa 6,6 miliardi di euro nella prima componente della missione 5, riguardante le politiche per il lavoro. Crede che la strategia delineata sarà in grado di affrontare le sfide future?
“È un passo importante. La strategia sembra essere centrata e attenta alle questioni fondamentali che ci attendono nei prossimi anni. L'obiettivo è aumentare l'occupazione facilitando le transizioni lavorative e riducendo il mismatch di competenze attraverso la formazione, particolarmente di giovani e disoccupati”.

Riguardo ai giovani, uno studio recente (Rapporto dell’Osservatorio su Innovazione e Digitale, “Giovani, innovazione e transizione digitale” promosso da ANGI - Associazione Nazionale Giovani Innovatori - Ricerche in collaborazione con Lab21.01) sottolinea che non temono l'intelligenza artificiale ma piuttosto la difficoltà di ricercare e trovare un lavoro. Secondo lei, qual è il problema più urgente per loro?
“Il problema più urgente per i giovani, come emerge anche dalla ricerca che lei ha citato, è la mancanza di opportunità. Diventa difficoltoso anche acquisire un'esperienza minima di lavoro. Questa carenza spinge molti a lasciare il nostro Paese alla ricerca di condizioni occupazionali molto più facili all’estero. È una situazione che ancora contribuisce ad alimentare la cosiddetta fuga dei cervelli”.

Lo stesso studio evidenzia un aspetto molto positivo: i giovani vedono l'intelligenza artificiale come il principale motore dell'innovazione e della transizione ecologica e digitale. Cosa ne pensa di questa percezione?
“È un segnale molto incoraggiante. I giovani sono più propensi a vedere l'IA come il futuro - il 20% di loro contro il 10% degli italiani in generale. Questo segna un cambiamento significativo rispetto alle generazioni precedenti, che tendono a concentrarsi su altre tendenze come l'e-commerce e l'entertainment. Credo che questa percezione della IA come motore dell'innovazione sottolinei l'importanza del ruolo che la nuova generazione avrà nella guida della transizione verso un futuro più digitale e sostenibile”.

Infine, come pensa che l'IA possa aiutare i giovani a superare le sfide occupazionali?
“Penso che l'IA possa avere un ruolo cruciale nell'aiutare i giovani a superare le sfide occupazionali. Innanzitutto, è importante sottolineare che l'intelligenza artificiale non è solo un nuovo settore in cui trovare lavoro, ma è anche uno strumento che può facilitare la ricerca del lavoro stesso. Attraverso l'analisi dei dati e l'apprendimento automatico, ad esempio, l'IA può contribuire a collegare più efficacemente i candidati con le opportunità lavorative adatte a loro. Inoltre, la crescente importanza dell'IA nel mondo del lavoro può portare a un aumento della domanda di competenze legate alle applicazioni pratiche di questa tecnologia. Questo significa che ci sarà un crescente bisogno di persone in grado di sviluppare, gestire e comprendere l'intelligenza artificiale. Pertanto, incoraggiare i giovani ad acquisire competenze in questo campo può aiutarli ad aumentare le loro possibilità occupazionali. Infine, l'IA può contribuire a migliorare l'efficacia della formazione professionale. Ad esempio, i sistemi di intelligenza artificiale possono essere utilizzati per creare programmi di formazione personalizzati che si adattano alle esigenze individuali di ogni apprendista, aiutando così i giovani a sviluppare le competenze di cui hanno più bisogno”.

Grazie per le sue considerazioni, professore. Il suo punto di vista è illuminante e ci aiuta a comprendere meglio le opportunità e le sfide che ci aspettano.
“È sempre un piacere discutere di questi temi. Sono queste questioni importanti che non riguardano solo il futuro, ma già il nostro presente”.

 L'articolo integrale nel Settimanale di venerdì in formato digitale

 

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